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“Il triciclo è una cosa seria” Pensieri di una mamma psicomotricista

E’ una giornata di Agosto, sono seduta sul pavimento e mi dedico a Petra: sono tutta per lei, lontana dal lavoro e dalle sedute psicomotorie. Petra ha fatto 24 mesi, gli aspetti motori hanno sempre prevalso sugli aspetti del linguaggio: E’ da sempre un’arrampicatrice e le riesce bene, da quando aveva 10 mesi.

La osservo mentre si guarda attorno e vede il suo triciclo con i fiori. La guardo con gli occhi e il cuore da mamma, cercando di tenere lontano lo sguardo psicomotorio. Prende il suo “CICI” ,lo sposta, lo gira e inizia a cavalcarlo.

Posa i piedi sui pedali, va indietro anziché avanti andando a sbattere contro l’armadio e si mette a ridere, poi mi guarda. So che vuole aiuto.

“Mamma” mi dice. Mi avvicino e l’aiuto a girare i piedini.

In quel momento ricordo la prima volta che è salita sul triciclo a circa 18 mesi, quando voleva solo farsi spingere: la massima fonte di piacere era la velocità che creava un senso di disequilibrio a cui lei contrapponeva il suo corpo, rinforzando il suo tono posturale.
Eppure non pedala, a cosa serve il triciclo?
Potenzia il sistema vestibolare, che è il sistema portante di tutte le altre sensazioni e degli apprendimenti futuri e che influenza la regolazione tonica e comportamentale.

Mamma e papà hanno spinto per molto tempo “CICI” e Petra, dapprima andando a sbattere contro armadi e muri e ringraziando ogni giorno la qualità dei materiali del triciclo e poi, dopo alcuni mesi, prima accompagnandola e poi lasciandola fare, Petra ha iniziato a direzionare il triciclo. Visione, corpo e movimento hanno creato la magia.
Ma non pedala ancora?
No, seguire il movimento dei pedali con i piedi senza perdere il ritmo e direzionare il manubrio nello stesso momento è un’altra abilità appresa in questi mesi. E se si osserva bene, si può constatare come la ripetizione non sia mai uguale a quella precedente, come se i bambini sperimentassero diverse strategie per effettuare una stessa azione e poi si fermino su quella meno costosa energeticamente e con il massimo effetto.
E’ una vera e propria sperimentazione e ricerca di novità.

Ritorno al momento presente, la osservo mentre cerca di spingere sui pedali, quasi si alza in piedi e scivola di lato. Cade. Mi guarda. “Dai che ce la fai!” le dico. Risale in sella, il triciclo è stabile perchè le due ruote posteriori le permettono di fare forza e rimanere in equilibrio (abilità che solo successivamente potrà essere integrata nel movimento e non è ancora il nostro momento).
Vedo passare una scintilla nei suoi occhi, so che ha l’immagine mentale del movimento ma non riesce a riprodurla. Spinge verso il basso con i piedini ma il movimento circolare non l’ha ancora appreso. La gamba destra è più forte e cosi spingendo sui pedali crea il movimento antiorario. Ci siamo mosse. All’indietro. E non è un caso che questo movimento arrivi proprio nel momento in cui Petra inizia a fare le scale senza tenersi ed un gradino dopo l’altro, senza mai fermarsi.

Quindi quando ci aspettiamo che sappia pedalare?
Alle volte vorremo che i nostri bimbi sapessero già fare, diamo loro un gioco e ci aspettiamo che nel giro di qualche mese diventino esperti e capaci. Il sapere quando arriverà un’abilità tranquillizza noi mamme e papà, ci rassicura dicendoci “è nella norma”. Ma quando pensiamo allo sviluppo motorio e all’apprendimento di un’abilità come in questo caso il saper “condurre” un triciclo, non pensiamo ad una gara: è necessario pensare ad un processo che dapprima è determinato da aspetti neurologici e fisiologici ma si integra con la maturazione, la pratica e la possibilità di apprendimento.

Ed è l’interazione di questi fattori che spiega la grande variabilità osservabile nello sviluppo motorio di ogni bambino.

Questa storia non parla del “teatro di successo”, parla di prove ed errori, di risate e cadute, di frustrazione nel non riuscire a fare e di felicità nell’esserci riusciti. Parla di attesa e di giochi che durano anni perché sviluppano così tante abilità che hanno bisogno di tempo e di fiducia.
Così come i nostri bambini.

Dott.ssa Margherita Bauducco
Psicomotricista-Rieducazione del gesto grafico – TeRP
Formatrice